Migrazioni, il mio 25 Aprile.

Mentre Sabato scorso venivano comunicati i risultati delle elezioni Comites 2015 a Monaco di Baviera, ci raggiungeva la notizia e la dimensione dell’ennesimo, più grande orrore del Mediterrano.

Ho accolto i risultati elettorali in uno stato d’animo difficile: sopraffatta dall’orrore, sconfortata dall’ineguatezza dell’Europa rispetto alla situazione mediterranea, inseguita dallo sgomento per l’elevato numero di vite e sogni spezzati. Quegli uomini avevano investito tutto quello che avevano in quel viaggio e hanno perso tutto.

Uomini, migranti come noi. Uomini non uomini per i loro aguzzini. Migranti in fuga mai giunti a destinazione.

Ecco, forse per questa commistione di emozioni non sono riuscita davvero a gioire per il buon risultato ottenuto personalmente all’interno della mia lista e per la fiducia dimostrata a tutti i componenti della lista stessa degli elettori. Un esito però odombrato dai troppo pochi votanti. Un dato che, a Monaco di Baviera come nelle altre  Circoscrizioni Consolari sparse nel mondo, è stato sotto le aspettative e le speranze e sul quale tutti, noi italiani all’estero e i nostri rappresentanti al Parlamento in Italia, dovremmo aprire una profonda, immediata e diretta riflessione, per valutarne le  moltelpici cause. Emozioni  dunque che si intrecciano con la scarsa consapevolezza dei nostri potenziali elettori e la loro mancata volontà di partecipazione democratica.

Ma quanta sete di libertà, partecipazione e democrazia giace in fondo al Mediterraneo.

Arriva il 70° anniversario del nostro 25 Aprile e ripenseremo al sangue versato per guadagnarci il diritto ad uno straccio di voto oggi bistrattato. Ma quale 25 Aprile arriverà per il Nord Africa?

Noi Europei, noi cittadini delle così dette democrazie mature dobbiamo tornare a votare per evitare che gli estremismi dominino, per assicurare che Istituzioni di qualunque livello e di ogni Paese Europeo sappia dialogare e condividere responsabilità, anche quella di ciò che accade tra Sicilia e Africa, di ciò che accade in Africa, di ciò che il mondo “occidentale” e “democratico” impone a quei Paesi una volta pacifici oggi crogiuoli di violenza e miseria.

Solo pochi giorni fa il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz ha parlato di maggiore condivisione delle responsabilità del Mediterrano, di maggiore intervento in mare per aiutare i profughi e in Africa per soccorrere i cittadini.

Il Ministro Bavarese per lo sviluppo, Gerd Müller ha sottolineato che Mare Nostrum deve riprendere ma non a spese dell’Italia sola ma piuttosto dell’intera Europa.

Mare Nostrum ha salvato 170.000 vite. Forse da questa condivisione possiamo ripartire per cercare altre soluzioni nel Mediterraneo, maggiore presenza e protezione in Africa, piú partecipazione e accoglienza negli stati Europei.

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