Montalbano e la sua Sicilia

intervista di Sabine Gartner  a Daniela Di Benedetto

20 Gennaio 2009

D. Lei è un ammiratore del commissario Montalbano?

R. Si, così come del suo autore, Camilleri, e del suo interprete TV, Zingaretti.

D. Come viene presentata la Sicilia nei romanzi di Camilleri? (riguardo a: L’immagine della Mafia? Il ritratto dei siciliani con le abitudini di vita, la differenza tra il Nord e la Sicilia, le fasce diverse della popolazione e i problemi, i mass media? Il ruolo del cibo?)

Secondo Lei questa descrizione corrisponde alla verità?

R. Quello che mi ha colpito da subito dell’immagine della Sicilia nei romanzi di Monatalbano è l’assoluta pacatezza con cui certi tratti tipici dell’isola vengono descritti. Fa tutto parte di una normalità quotidiana che va capita prima che giudicata. Una realtà appassionata che passa attraverso i sensi: non ultimi il gusto e l’odorato, tant’è che i sapori e i profumi della Sicilia sono forse la vera consolazione del commissario e…del lettore, che non di rado deve soffermarsi sognante ad immaginarli.

Una realtà spesso amara, anzi, insieme dolce ed amara che dal dolce all’amaro tutte le sfumature del gusto ben conosce.

Una volte faceva scalpore in Italia e nel mondo la serie “La Piovra”, che pur avendo riscosso grandi successi e vantare il merito di aver parlato di mafia quando ancora farlo non era così semplice, ha tuttavia registrato anche il difetto di averla dipinta in bianco e nero, sempre distinguendo nettamente tra bene assoluto e male assoluto.

Camilleri questo lo riconosce ed evita. Quasi a voler ricordare le parole del Giudice Giovanni Falcone “La tendenza del mondo occidentale, europeo in particolare, è quella di esorcizzare il male proiettandolo su etnie e su comportamenti che ci appaiono diversi dai nostri. Ma se vogliamo combattere la Mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci somiglia”. (Cose di Cosa Nostra, G.Falcone in collaborazione con M.Padovani, 1993)

Camilleri, come falcone, descrive la Mafia come un fenomeno assolutamente umano, che come tale ha avuto un principio ed avrà, un giorno, una fine e che definire “emergenza” è fortemente contraddittorio, dato che si tratta di un fenomeno che vanta ben 200 anni di esistenza.

In definitiva Montalbano vive il proprio spaccato siciliano nella quotidiana normalità di un qualunque siciliano, che non percepisce il proprio essere atipico, perché atipico non è.

D. Tutti i lettori anche quelli dall’estero poi vedono la Sicilia così come viene rappresentata nei libri. Crede che questo abbia delle conseguenze tendenzialmente positive o negative?

R. Credo che tutto dipende dalla ragione per la quale i libri vengono scritti e dalla sensibilità di chi li legge.

Molti libri vengono scritti per far scalpore e per vendere copie, così come molti politici affrontano la “emergenza” Mafia come per farne una bandiera o un marchio per farsi pubblicità. Questa gente non ha a cuore il bene della Sicilia e dei siciliani, questa gente vuole solo fare del “Marketing” personale sulle nostre spalle.

Esistono però libri come quelli di Camilleri che con affetto ed empatia parlano della Sicilia, dei suoi pregi e dei suoi difetti. Libri del genere spingono ogni lettore sensibile a non fermarsi al libro e voler vedere con i propri occhi, spesso non per giudicare ma, semplicemente, per vivere!

Da buona siciliana migrante ma innamorata della propria terra, torno spesso in Sicilia: gli aerei, i voli diretti da Monaco di Baviera, sono sempre più frequenti e sempre più pieni di viaggiatori. Una volta i miei compagni di viaggio erano emigranti in pensione che ritornavano per sempre in Sicilia, poi sono diventate famiglie di siciliani che tornavano in vacanza, poi studenti, oggi sempre più sono turisti e qualche volta anche qualcuno in viaggio di lavoro!

La Sicilia è una terra splendida e ricca di risorse naturali che purtroppo non vengono sfruttate. Per la propria fertilità, collocazione geografica, per il clima, per la ricchezza di materie prime e risorse energetiche, per la ricchezza storica, artistica e naturale, la Sicilia potrebbe essere una delle terre più ricche e produttive del mondo. La Sicilia invece vive all’80% di reddito impiegatizio e troppo pochi sono quelli che se ne chiedono il perché.

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