Quei ragazzi del ’92 e UnAltraItalia.

In quel pomeriggio di tarda primavera Bagheria era accarezzata da vento sottile che profumava di mare e di estate. A Bagheria soffia sempre il vento. Un vento sempre diverso. Una volta era sempre il vento giusto, regolato dai promontori bassi e tondi che la difendevano dalla sabbia del deserto come dal maestrale più tagliente. Erano gli stipiti della porta del vento

Gli stipiti furono sventrati. Il tufo era necessario al sacco di Palermo, e di Bagheria. Serviva a Ciancimino e ad alimentare l’industria dei costruttori. Da quella porta cominciarono a passare tutti i venti, compresi quelli che insieme all’imbroglio del macero, bruciavano i limoneti che fino a quel momento avevano fatto di Bagheria la prima esportatrice del mediterraneo. Bagheria, salotto di rappresentanza di Corleone.

Quel sabato Bagheria era particolarmente silenziosa ed io l’attraversavo con l’inquietudine dei mie 17 anni. Ad un tratto un tremito del cielo si avvitò in un rumore continuo, il vento sembrò cambiare. Degli elicotteri, forse un incendio, forse un incidente, forse un latitante.

A casa la TV era accesa e grigia di macerie. Sembravano le immagini della fine del mondo, tra lastroni di cemento scomposti, lamiere e …..resti umani.

Si trattava di Falcone. Giovanni Falcone. Adesso ci avrebbero creduto che all’Addaura il tritolo non se l’era piazzato da solo. Adesso avrebbero capito quanto era stato lasciato solo. Adesso avrebbero pianto l’umiltà di un uomo che era “solo” un servitore dello stato.

Del giorno dopo ricordo solo una poltrona ed il telegiornale, ancora increduli. Il lunedì ci trascinammo a Palermo per partecipare alle esequie. Ci ritrovammo sepolti in un bagno di folla e di pioggia che sembrava voler lavar via lo sporco della fuliggine e le macchie di sangue. Davanti a noi sfilavano tra gli insulti le più alte autorità dello Stato. Quando Rosanna Costa gelò il sangue nelle vene di tutti non riuscivo a credere che fosse tutto vero.

Il 21 Giugno Palermo brillava del bianco dei lenzuoli ancora bianchi alle finestre, colorata da giovani variopinti di ogni età arrivati da tutta Italia per distribuire resistenze e resistere, resistere, resistere, insieme. Il corteo folto e colorato attraversò il quartiere dove Giovanni era cresciuto, passò di fianco all’Ucciardone dalle cui grate molti di noi furono raggiunti da una voce: “Bravi ragazzi!!”. La luce del sole lasciò il posto a quella di decine di migliaia di torce a vento davanti alla magnolia, testimone senza tempo del nostro passaggio. Accenti e dialetti di tutta Italia si intrecciavano. Per una volta noi ragazzi siciliani sentivamo il calore di nostri coetanei che volevano stringersi a noi e non lasciarci da soli con il nostro sgomento. Eravamo tutti “Ragazzi del ‘92”!

Quando la voce rotta di pianto di Paolo Borsellino prese la parola, lui, l’amico, il collega, il confidente, venne subito accolto dalla folla come il successore di Giovanni. Tragicamente successore.

Giornalista: Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell’Utri, siano collegati a uomini d’onore tipo Vittorio Mangano?

Borsellino: All’inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa, un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.

Il 19 Luglio la notizia della strage di Via D’Amelio raggiunse inesorabile ogni angolo della Sicilia.Quella Palermo già assopita dall’estate non poteva e non doveva lasciarsi narcotizzare dalla morte. Eppure stava succedendo. Anche Paolo non c’era più.

Il 19 Luglio del 1993 feci l’esami di maturità Quando firmai davanti alla commissione scrissi una data sbagliata – 19 Luglio 1992 – e in un attimo di interdizione e di contemplazione del mio stesso errore dissi ad alta voce: “La storia non può essersi fermata un anno fa.

Pochi mesi prima, il 19 Marzo 1993, avevano assassinato Don Luigi Diana; a Maggio per la prima volta un Papa, Paolo Giovanni II, era venuto ad Agrigento a scomunicare la Mafia. Si rivolgeva a noi giovani variopinti chiedendoci di cambiare il mondo. Il 15 Settembre successivo la Chiesa di Papa Wojtila pagava il proprio conto con la vita di Don Pino Puglisi.

Dodici anni dopo. “Spesso mi sono chiesta che fine avevano fatto le migliaia di ragazzi e ragazze che manifestavano la loro ostilità alla mafia, nel ’92-’93, dopo gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Spesso mi sono domandata a cosa pensano e credono oggi; se hanno dimenticato la loro rabbia di ieri; se hanno trovato un lavoro; se resiste alle mille insidie della vita quotidiana la loro scoperta della legalità. A questi interrogativi ne aggiungerei un ultimo: quali riflessioni suscita in loro l’incredibile longevità di Cosa Nostra e la sua scelta attuale del quieto vivere? E come pensano di poterla contrastare?” Così Marcelle Padovani nella sua introduzione nella riedizione del 2006 dell’intervista Giovanni Falcone “Cose di Cosa Nostra”.

Il 25 marzo 1995 nasce “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Tanti giovani lasciano la Sicilia. Alcuni, pochi, resistono. Le manifestazioni in ricordo di Falcone e Borsellino sono sempre meno affollate. I nuovi giovani parlano sempre di meno di mafia ed antimafia. Crescono rassegnati.

La mia generazione è stata la prima a parlare di Mafia nell’ora di educazione civica. Poi … poi, ci si abitua a tutto. Purtroppo.

Eppure lo Stato vince qualche battaglia contro la mafia. Pentiti, latitanti di ogni razza e dimensione cadono nella rete d ella magistratura. I puzzle di Falcone e Borsellino si ricompongono.

Eppure …. eppure è a scuola che bisogna ripartire. Solo a scuola lo Stato e la Mafia giocano la stessa partita e lo stato dispone, disporrebbe di armi più forte. Fuori la partita è persa in partenza.

Maria Falcone, sorella di Giovanni comincia il suo impegno nelle scuole, vuole parlare di mafia ed antimafia, tentare di contrastare con le sue parole e la sua esperienza l’influenza della cultura che aleggia per le strade.

Rita Borsellino, sorella di Paolo, trova nella partecipazione politica chi crede che lei, donna di Sicilia, donna nata il 19 Luglio 1992, possa aiutarci a cambiare lo Stato a partire da rappresentanti ed Istituzioni a partire da quell’intreccio tra mafia e politica che aveva condannato a morte suo fratello.

Tanti ragazzi vanno via. Alcuni di quelli che sono andati via hanno mantenuto vivo nel proprio animo lo stridore delle lamiere come quello stridore tra la propria nuova ordinaria quotidianità e quella sanguigna ed emozionale ma afona e soffocata delle proprie madri. Una realtà in scale di grigi ritagliata da venature rosso sangue. Questo stridore ci tiene vivi e ci fa sognare di tornare anche solo per un giorno e fare qualcosa. Cosa?

Oggi. UnAltraItalia.
Parliamo di Mafia e di cosa esiste oltre la Mafia,oltre la violenza, oltre la politica sporca: “oltre” comincia da dentro di noi.

Un’Altra Italia è un’intrecciarsi colorito di dialetti, lingue ed accenti proprio come quel 21 Giugno 1992 a Palermo. Vivere fuori dai confini nazionali stordisce il nostro senso di assuefazione e ci mantiene critici, forse sognatori.

Un’Altra Italia mesce armonia e sconcerto, arte ed attualità, parlare di noi e di loro, raccontare chi davvero siamo e chi davvero vorremmo essere al di la degli stereotipi. Si rivolge ad insegnanti e scolaresche di Monaco di Baviera attraverso alcuni seminari ed incontro pensati per loro. Parla alla società civile, italiana e tedesca proponendo il 23 Ottobre un incontro organizzato da Francesca Rossi dal titolo “La lotta dell’Italia contro la Mafia e la corruzione” proprio quella commistione di disvalori che preoccupava Paolo Borsellino nei giorni in cui fu ucciso.

Un’Altra Italia vuole parlare all’Europa e dell’Europa. “Si può fare. La lotta della giustizia Italiana contro la Mafia. Che succede in Europa?” Affronteremo questo delicato tema con il magistrato Nicola Gratteri e con il giornalista Juergen Roth. Proporremo il 5 Dicembre presso la Vortragssaal della Biblioteca del Gasteig 3 documentari – “Un Paese diverso”, Soldini “Libera Terra”, Ceste, “In un altro paese”, Turco.

Un’Altra Italia vuole tirar fuori la gioia dei colori dal grigio-nero dell’immagine insanguinata dell’Italia vista dai tedeschi. Non è chiudendo gli occhi e sognando, non è inventandoci un melodioso silenzio che vogliamo farlo. Vogliamo invece raccontare la gioia che nasce dal dolore, raccontare cos’è stato e chi siamo con i colori ed i suoni che appartengono all’Italia e al desiderio di normale legalità.

Lo faremo il 13 Novembre con Rinascita nella festa “Liberalitalia”, il 29 Novembre, quando fra le note degli Scarlatti, dei Bach e dei Sollima, padri e figli, attraverso il pianoforte di Serena Chillemi incontreremo il gusto della tradizione dell’armonia.

E lo faremo ancora in grande stile il 12 Dicembre quando con nostra grande gioia vi presenteremo L’altra Italia. Ve la lasceremo scoprire attraverso le parole di Rita Borsellino e la chitarra di Etta Scollo, le immagini, i suoni di Cantacronache, i sapori gli odori delle associazioni dell’antimafia, da Libera terra ad Addiopizzo ad Avviso Pubblico, e del quotidiano impegno civile: la nostra normalità.

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