Il Partito che vogliamo!

Walter Veltroni si è dimesso questa settimana da segretario del PD dicendo che questo non è il PD che sognava.

La Sezione del PD di Monaco di Baviera ha voluto indire una propria riunione straordinaria per valutare la difficile situazione ed il percorso da seguire.

Il nostro è un problema di identità che ricorda quello che Massimo D’Azeglio affrontava in un suo scritto del 1865 (*). Nonostante i grandi sforzi compiuti da parte di tanti dobbiamo ammettere che non è nemmeno il PD che sognavamo noi! Occorre a questo punto chiederci seriamente che partito vogliamo. Chi siamo oggi e chi vogliamo diventare, in quali valori ci riconosciamo.

Tolstoj scrisse che un leader carismatico non è altro che una etichetta che esprime le istanze di un popolo intero. Se un leader non ce l’abbiamo non è colpa del leader che non c’è, ma delle nostre istanze. Mancano giovani di spicco. Sono stati lasciati nella bambagia, rallentandone la crescita e raccontando loro che erano ancora troppo giovani. Purtroppo la verità è che l’Italia è vecchia, come dice Veltroni: l’Italia è seduta! Avremmo voluta farla rialzare e non ci siamo riusciti. Non ancora.

Veltroni l’anno scorso ha fatto una grande campagna elettorale, di immagine e di contenuti importanti. Ha sollevato l’entusiasmo di tanti che hanno deciso di accostarsi per la prima volta alla politica. Oggi rischiamo di sprecare le tante energie raccolte e non vogliamo, non possiamo!

Ripartiamo chiedendoci chi siamo. Non serve cambiare i nomi dei partiti se da decenni e mezzi secoli i politici invece rimango gli stessi, immobili ed immutabili. L‘impegno politico nel quale la nostra Sezione si riconosce è una forma di servizio reso al Paese: prendiamo le distanze da qualunque forma di arrivismo, carrierismo, personalismo.

Noi crediamo nella moralità, nella sobrietà, nella trasparenza, nel riformismo, nella democrazia, nella possibilità di ciascuno di noi di disegnare il proprio futuro. E’ inutile cercare continuamente di cambiarsi per cercare di piacere, inutile rincorrere il risultato elettorale. Capiamo chi siamo e dove vogliamo andare, la strada è comunque lunga, e per questo servono energie molto giovani.

Ripartiamo da una assemblea vera, con votazioni vere e non di facciata. Scegliamo bene i nostri amici e non accettiamo compromessi che non desideriamo. Chiudiamo la porta in faccia a personalismi, arrivismi, qualunquismi e andiamo avanti!

*“L’Italia da circa mezzo secolo s’agita, […] (n.d.r. ma la difficoltà) maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna. I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani. E perché? Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio perché pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perché l’Italia, come tutt’i popoli, non potrà divenir nazione, non potrà esser ordinata, ben amministrata, forte così contro lo straniero come contro i settari dell’interno, libera e di propria ragione, finché grandi e piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera, non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il meglio che può. […]. Il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati di forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani” Massimo d’Azeglio, “I miei ricordi, 1865”

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